mercoledì 21 settembre 2016

Tecnica Inglese o Continentale?







Amare il lavoro a maglia vuol dire continua ricerca e miglioramenti di nuove tecniche, nuovi punti, ma anche conoscere la storia, le tradizioni dei vari Paesi, le persone che hanno contribuito a diffondere, migliorare e rendere originale ed esclusiva questa pratica.



Non tutti sanno che ci sono diversi modi di lavorare la maglia con i ferri, tecniche più diffuse per via del trapasso di nozioni tra generazioni, altre semplicemente delle modifiche adattate alle capacità di ognuno. Due sono i fili da cui si dipanano le varie tecniche sperse per il mondo: la tecnica “Inglese” e la tecnica “Continentale”.

La tecnica Inglese ha evidentemente origini Britanniche ed è quella più comunemente usata nelle nostre latitudini: il filo del lavoro viene tenuto sulle dita della mano destra e gettato avvolgendolo al ferro. Si lavora tenendo il ferro sinistro libero e il destro bloccato tra il busto e il braccio.

Continentale sta per “Europa Continentale”; questa tecnica è nata in Germania ed è largamente usata nei paesi nordici; il filo del lavoro viene mantenuto sulla mano sinistra ed è il ferro destro, con un movimento simile a quello dell’uncinetto, che lo prende per formare la maglia. A differenza della precedente, con questa tecnica il lavoro si tiene in mano permettendo anche una più corretta posizione delle spalle che vengono affaticate di meno.

La diffusione della tecnica Continentale è drasticamente diminuita durante la seconda guerra mondiale per via del “politically correct” essendo nata in Germania , salvo essere stata riportata in auge grazie al lavoro di Elisabeth Zimmerman e all’uso sempre più frequente dei ferri circolari.



“Davvero, tutto ciò che vi serve per diventare brave magliste sono lana, mani, ferri e un’intelligenza media. Ovviamente intelligenza superiore, come la mia e la vostra, sono un vantaggio”, così Elizabeth Zimmerman (per gli amici EZ, per le appassionate di maglia di tutto il mondo una Sacerdotessa), soleva iniziare ogni sua conferenza sul tema maglia. Lavorare la maglia per lei era una vera e propria filosofia, difficile da spiegare a parole, certo da soddisfazione, è divertente, sviluppa l’inventiva ma, la parola chiave che racchiude tutte le altre è: intraprendenza.

Presumibilmente gli uomini primitivi allevavano pecore per la carne, il latte, la pelle; quanta intraprendenza hanno avuto per capire che la lana poteva essere tosata e filata; quanta intraprendenza per arrivare a fare due punti base partendo da semplici nodi; per arrivare a costruire telai per fare stoffe o ferri per lavorare anche quando si stava in movimento per ingannare il tempo mentre si pascolava il gregge?



Oggi il lavoro a maglia, continua EZ, può ancora riempire ritagli di tempo. Abbiamo mai calcolato i nostri tempi di attesa durante una giornata? Aspettiamo fuori la scuola per riprendere i bambini, aspettiamo in macchina mentre siamo intrappolati nel traffico, aspettiamo dal medico, dalla parrucchiera; ognuno di noi ha i suoi tempi di attesa. Proviamoci a portare sempre un piccolo lavoro a maglia in borsa e, durante l’attesa, invece di giocherellare con lo smartphone, intrecciamoli due punti, ne godrà la nostra salute, ma soprattutto il nostro spirito. 



E, aggiungo io, non preoccupiamoci di regole o schemi, questi devono essere solamente punti di partenza da cui le nostre mani attingeranno per segnare altri percorsi. Il divertimento, la curiosità, l’avventura, la fantasia, ci accompagneranno durante il percorso rendendolo luminoso ed esclusivo. Buon divertimento.


(three corner hat - EZ pattern)





lunedì 5 settembre 2016

Danziamo nella pioggia





E' passato un po' di tempo dal mio ultimo post, chiedo scusa ai miei lettori.
Non c'è un motivo particolare. Ci sono alcune stagioni che rivoluzionano ogni tipo di routine e l'estate è la più ribelle. In ogni caso eccomi qui, di nuovo. 



Avremmo voluto incominciare il mese di settembre in un altro modo; nel solito modo. Avremmo voluto continuare a preoccuparci dei bambini che rientrano a scuola, del colore dei grembiulini, delle attività lavorative incastrate con la casa, la famiglia, gli affetti. Avremmo voluto programmarci i primi fine settimana autunnali per godere dei colori che questo periodo dispensa generosamente, magari dedicare le mattine alle passeggiate nel parco o semplicemente alla lettura di un libro in tutto relax.

Non ci è stato possibile. A tutto l’orrore da cui cerchiamo disperatamente di fuggire, si aggiungono altre paure e la grande muraglia che abbiamo costruito per proteggerci dai pensieri cattivi si è dissolta come nebbia al sole lasciandoci indifesi.

Khalil Gibran, il profeta, ha detto: “La vita non è una questione di sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia” e i nostri antenati lo sapevano bene; qualunque cosa succedesse erano sempre pronti a rimboccarsi le maniche e affrontare le giornate; a problemi reali soluzioni reali, può sembrare spietato, ma è così perché l’uomo fa parte del grande disegno della Natura e andare avanti fa parte della sopravvivenza della specie. Basta ascoltare i racconti dei nostri nonni per rendercene conto: quante guerre, crisi, migrazioni, eventi naturali hanno dovuto sopperire, eppure noi siamo qua, sono andati avanti e hanno cercato di fare il possibile e l’impossibile per lasciarci un mondo migliore del loro. Hanno continuato a studiare, a inventare, a creare, a camminare, come i pastori che mai si arrendevano alle intemperie o agli attacchi dei lupi. Con più peso alle spalle, ma hanno continuato lasciandoci un grande compito: non migliorìe, ma miglioramento. Teniamole bene in mente queste due parole perché un giorno saranno l’eredità i nostri figli.



Nel mio piccolo cosa posso fare per alleggerirvi questa giornata? Quello che mi riesce meglio: parlare di fili. Lo faccio con un velo di tristezza, ma è il mio modo per andare avanti. Per allontanare, almeno per un po’, i brutti pensieri, le ansie e le paure, ho ripreso l’uncinetto in mano questi giorni con poche gugliate di filo e ho incominciato a intrecciare, fino a realizzare una presina a forma di pecorella. Se avete voglia di provare ecco come ho fatto: ho avviato 20 catenelle e ho lavorato 9 righe a punto alto; è venuto fuori un rettangolo che ho rifinito con un giro di punto gambero; ho piegato in due il rettangolo nel senso della larghezza e ad una delle estremità superiori nella piegatura, per la testa, ho ripreso 5 maglie e le ho lavorate in tondo a punto basso aumentando nel corso del primo giro ulteriori 5 maglie, ho proseguito per 7 giri, quindi ho imbottito il cilindro ottenuto con un po’ di ovatta e chiuso tutte le maglie; all’altezza del secondo giro dall’inizio della testa, al lato destro, per l’orecchio, ho agganciato l’uncinetto e avviato 8 catenelle e sono tornata indietro eseguendo un punto alto ogni catenella, ho fatto la stessa cosa per l’orecchio sinistro; per la coda all’altra estremità superiore ho agganciato l’uncinetto e avviato 6 catenelle e sono tornata indietro con un punto alto ogni catenella. Con un po’ di filo nero ho ricamato gli occhi e con quello rosa il musetto, al centro a punto asola ho finito facendo l’occhiello.



Mi auguro di aver contribuito a rendere piacevole un momento della vostra giornata.

http://www.radiolaquila1.it/varie/item/21032-campi-di-mais-danziamo-nella-pioggia

E...state in Abruzzo knitting kal

  Anche se il clima dimostra il contrario è primavera e, accantonata la lana per un po',  la voglia di sferruzzare fili più "legger...