lunedì 5 settembre 2016

Danziamo nella pioggia





E' passato un po' di tempo dal mio ultimo post, chiedo scusa ai miei lettori.
Non c'è un motivo particolare. Ci sono alcune stagioni che rivoluzionano ogni tipo di routine e l'estate è la più ribelle. In ogni caso eccomi qui, di nuovo. 



Avremmo voluto incominciare il mese di settembre in un altro modo; nel solito modo. Avremmo voluto continuare a preoccuparci dei bambini che rientrano a scuola, del colore dei grembiulini, delle attività lavorative incastrate con la casa, la famiglia, gli affetti. Avremmo voluto programmarci i primi fine settimana autunnali per godere dei colori che questo periodo dispensa generosamente, magari dedicare le mattine alle passeggiate nel parco o semplicemente alla lettura di un libro in tutto relax.

Non ci è stato possibile. A tutto l’orrore da cui cerchiamo disperatamente di fuggire, si aggiungono altre paure e la grande muraglia che abbiamo costruito per proteggerci dai pensieri cattivi si è dissolta come nebbia al sole lasciandoci indifesi.

Khalil Gibran, il profeta, ha detto: “La vita non è una questione di sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia” e i nostri antenati lo sapevano bene; qualunque cosa succedesse erano sempre pronti a rimboccarsi le maniche e affrontare le giornate; a problemi reali soluzioni reali, può sembrare spietato, ma è così perché l’uomo fa parte del grande disegno della Natura e andare avanti fa parte della sopravvivenza della specie. Basta ascoltare i racconti dei nostri nonni per rendercene conto: quante guerre, crisi, migrazioni, eventi naturali hanno dovuto sopperire, eppure noi siamo qua, sono andati avanti e hanno cercato di fare il possibile e l’impossibile per lasciarci un mondo migliore del loro. Hanno continuato a studiare, a inventare, a creare, a camminare, come i pastori che mai si arrendevano alle intemperie o agli attacchi dei lupi. Con più peso alle spalle, ma hanno continuato lasciandoci un grande compito: non migliorìe, ma miglioramento. Teniamole bene in mente queste due parole perché un giorno saranno l’eredità i nostri figli.



Nel mio piccolo cosa posso fare per alleggerirvi questa giornata? Quello che mi riesce meglio: parlare di fili. Lo faccio con un velo di tristezza, ma è il mio modo per andare avanti. Per allontanare, almeno per un po’, i brutti pensieri, le ansie e le paure, ho ripreso l’uncinetto in mano questi giorni con poche gugliate di filo e ho incominciato a intrecciare, fino a realizzare una presina a forma di pecorella. Se avete voglia di provare ecco come ho fatto: ho avviato 20 catenelle e ho lavorato 9 righe a punto alto; è venuto fuori un rettangolo che ho rifinito con un giro di punto gambero; ho piegato in due il rettangolo nel senso della larghezza e ad una delle estremità superiori nella piegatura, per la testa, ho ripreso 5 maglie e le ho lavorate in tondo a punto basso aumentando nel corso del primo giro ulteriori 5 maglie, ho proseguito per 7 giri, quindi ho imbottito il cilindro ottenuto con un po’ di ovatta e chiuso tutte le maglie; all’altezza del secondo giro dall’inizio della testa, al lato destro, per l’orecchio, ho agganciato l’uncinetto e avviato 8 catenelle e sono tornata indietro eseguendo un punto alto ogni catenella, ho fatto la stessa cosa per l’orecchio sinistro; per la coda all’altra estremità superiore ho agganciato l’uncinetto e avviato 6 catenelle e sono tornata indietro con un punto alto ogni catenella. Con un po’ di filo nero ho ricamato gli occhi e con quello rosa il musetto, al centro a punto asola ho finito facendo l’occhiello.



Mi auguro di aver contribuito a rendere piacevole un momento della vostra giornata.

http://www.radiolaquila1.it/varie/item/21032-campi-di-mais-danziamo-nella-pioggia

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