lunedì 2 ottobre 2017

Cosine da artigiani




Porta le tue cosine, magari le vendi!

Con queste sette parole usano invitare gli artigiani ad eventi, manifestazioni, mercatini vari.
Tutto il lavoro di ricerca, di studio, confronti, convegni, prove, prove e prove, si riassume in un'unica parola: "cosine".  E' come dire ad un'impiegata che ha fatto nottata per far quadrare i conti di un'operazione aziendale "Portami i tuoi conticini che ho riunione!".

Fare l'artigiana è stata una mia scelta e non sarei capace di fare altro, mi diverte creare, provare nuovi punti, mescolare colori, azzardare forme strane, riprendere forme antiche, divulgare il mio sapere, ma questo non vuol dire che stia giocando.

Secondo il mio punto di vista l'artigiano è la persona che custodisce le radici di un popolo, le cura, continua a farle crescere per consegnarle alle generazioni future ancora più ricche. 
Gustav Mahler diceva: "Tradizione non vuol dire culto delle ceneri, ma custodia del fuoco".

Io credo di averlo detto e scritto in tutti i modi, nel mio blog, nel quotidiano Il Centro, nella Pagina di Radio L'Aquila 1, nel programma che ho in radio tutti i primi venerdì del mese, nei work shop che faccio in laboratorio o In Fattoria, ma sembra non si voglia ascoltare il disagio della categoria cui appartengo: quella dell'artigianato artistico (o forse sono stata troppo politically correct). Penalizzati in tutti i modi, trattati alla stregua degli elettricisti o muratori o carrozzieri, la lista sarebbe troppo lunga. Non è così! Il lavoro dell'artigiano è per il 70% ricerca e studio, poi realizzazione, divulgazione, quindi pubblicità infine vendita.

Nel mio mondo ideale l'artigiano dovrebbe essere in linea con i sommelier, per esempio o tutti gli altri artisti del gusto con un vantaggio non da poco: l'artigiano oltre al gusto, alla vista, al tatto, è capace di stimolare il cuore aprendo porte che tutti credevano fossero chiuse, riportare i ricordi nel loro posto, in bella vista, pronti a scaldare l'anima appena se ne presentasse la necessità. Ecco, questo è il mondo che vorrei.

Per arrivare a questo sono necessari percorsi sensoriali che solamente con i racconti si possono guidare, quindi io non porto le mie cosine e poi magari le vendo, io  racconto il mio lavoro e la terra in cui vivo attraverso i miei manufatti e voi portate a casa una parte della mia vita.

Forse le cose stanno cambiando, qualcuno, in Europa, si è accorto che si devono porre dei rimedi se non vogliamo perdere tutto e tutti devono rendersi partecipi a questo perché non si può delegare tutto alla scuola di turno o ad un'Associazione di volontariato. 

Esiste una Convenzione Quadro del Consiglio d'Europa sul valore dell'eredità culturale per la società che riconosce, tra le altre cose  "che ogni persona ha il diritto, nel rispetto dei diritti e delle libertà altrui, ad interessarsi all'eredità culturale di propria scelta, in quanto parte del diritto a partecipare liberamente alla vita culturale, sancito dalla Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite dei diritti dell'Uomo (1948) e garantito dal Patto Internazionale sui Diritti Econimici, Sociali e Culturali (1966)". 

Qualcosa si sta muovendo. 

Dal 9 al 12 ottobre prossimi, al Comune di Fontecchio (AQ) si terrà il primo workshop di ricerca-azione sulla Convenzione FARO che prende il nome dalla località portoghese nella quale, nel 2005, si è tenuto l'incontro degli Stati Membri del Consiglio d'Europa e l'adesione all'Unione Europea e degli Stati Membri. Sa di buono. Il prossimo passo sarà dare voce a chi nel campo realmente ci lavora, non solo tecnici o studiosi, perché prima ancora dei sociologi, degli antropologi, degli archeologi ecc, ci sono le persone che fanno.

A me piacerebbe che commentaste questo articolo esponendo le vostre problematiche e raccontando i vostri successi. Per far cambiare il modo di organizzare eventi e mercatini si dovrebbe fare fronte comune, solamente così il lavoro degli artigiani verrà realmente considerato e valorizzato.

Buon lavoro a tutti.  










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