lunedì 3 ottobre 2016

Di mare e altre storie




"...perché il mare non ha paese, nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ascoltando, di qua e di là, dove nasce e muore il sole..."
G. Verga

Questo fine settimana, a L'Aquila, l'Associazione di promozione sociale "Volta la carta" (www.laquilavoltalacarta.it) , nell'ambito della manifestazione omonima, promuove un premio letterario che prende spunto da questa bellissima frase che Giovanni Verga ha scritto nei Malavoglia. Io ci ho pensato molto; non ho partecipato al concorso, però l'idea mi intricava e non lasciava in pace la mia mente che continuava a pensare, infine  l'idea: utilizzerò parole fatte di filo, natura, fantasia. Delle tante parole queste penso ben si adattino per unire tutti i Continenti.

(Maria Lai: ricucire il mondo)

Sin dalla preistoria (i reperti tessili Peruviani sono datati 8.500 a.C.) la tecnica della tessitura e della tintura è stata a servizio dell'arte per dare alle stoffe, oltre alla funzionalità, estetica. In alcune sepolture preistoriche risalenti al 3.000-4.000 a.C., sono stati trovati attrezzi per la filatura e tessitura, recipienti contenenti materiali tintori, beni preziosi che dovevano accompagnare il morto all'aldilà. Questo a significare che tali arti sono sempre esistite.


Il tessuto  veniva ornato in diversi modi: con la pittura, il ricamo, la tintura, la stampa ecc..., tecniche antichissime in uso ancora oggi, tramandate di generazione in generazione, incontrando culture e civiltà diversissime tra loro; attraversando mutamenti economici, scoperte scientifiche, circolazione delle idee e dell'arte. E tutto questo avendo come denominatore comune il mare; questa landa sconfinata fatta di acqua, tanto spaventosa quanto aperta alle sfide. Cosa saremmo noi e dove staremmo se nessuno vi si fosse avventurato?


Io, probabilmente, devo ringraziare Marco Polo per aver portato tra noi la maggior parte delle tecniche tintorie e di stampa su tessuto. Conoscerle tutte è praticamente impossibile, ma non mi lascio scoraggiare così facilmente, quindi continuo a studiare.
Tra le tante tecniche di stampa e tintura in giro per il Mondo io sto iniziando a sperimentare la stampa su tessuto con materiali vegetali. Facendola ho scoperto che non stiamo parlando solamente di tecnica (come tutte le arti manuali d'altronde), ma di stili e scelte di vita. Il ritmo è lento e i risultati sono sempre diversi; a volte neanche si avvicinano a quello che si era pensato di fare, ma, spesso, danno delle emozioni incredibili.
Per approcciarsi alla stampa su tessuto bisogna guardarsi sempre intorno con occhi da bambini direi, sempre pronti alla scoperta e a meravigliarsi di ogni cosa. Questo intendevo quando parlavo di stili e scelte di vita...dobbiamo abbandonare l'idea del tempo che incalza e dei mille impegni che abbiamo incastrato nella giornata. O meglio, dobbiamo districarli guardandoli da altri punti di vista. E' normale fare mille cose: abbiamo casa, famiglia, bambini, impegni di ogni genere e tipo, ma viviamoli in pieno godendoci ogni attimo  invece di trascinarci da un punto a un altro fino a terminare la giornata sfiniti.
E' vero, sto divagando!


Per stampare su tessuto questo è un inesauribile magazzino di materie prime....


Si inizia con la selezione del materiale...


...poi il tessuto che non deve essere in poliestere o derivati ma di cotone, lino, seta, lana. Io avevo uno scialle di lana naturale fatto all'uncinetto tempo fa; mi piaceva il punto che riproduceva un po' le increspature del mare, ma ancora non mi convinceva, così l'ho messo alla prova... 


...e ci ho aggiunto un tocco di montagna...


...ultime rose di stagione...

 

...legato stretto stretto...


...pronto per la "cottura".


Dopo un paio di giorni, srotolandolo è avvenuta la magia, il risultato è stato sorprendente!

 





Chi più di noi, che dall'alto della nostra Montagna possiamo vedere "dove nasce e muore il sole", ha la possibilità di godere dell'odore di resina rilasciato dagli alberi agitati dal vento e di quello della  salsedine portato dalle onde nei giorni di tempesta?


"Quando si varca l'arco di ingresso dei sogni, lì, proprio lì, c'è il mare..." (Luis Sepulveda)


(questa è la porta del mio sogno)














sabato 1 ottobre 2016

"Ode al diavolicchio"







Ospite che a noi vieni, intelligente,
ed hai papilla tremula, sapiente,
questa che noi t’offriamo è la tepente
anco preziosa
salsedine del mare che si sposa all’aroma di terra generosa
e a quel che l’arca serba a noi prezioso pane croccante.
Nel glauco mare che già amaro in sante
Rampogne il Vate disse, nel sonante
Mare che specchia Febo italo amante
Divino ardente,
di tra i flutti prendemmo la silente figliolanza del cefalo lucente,
il turgido merlango paziente,
il gran testa,
l’orata a rombo, tutta d’or contesta,
il salifero scorfano, la mesta murena grassa dalla strana vesta
a maglie nere
degli scogli dell’Adria; dai fiorenti orti cogliemmo il timo,
i rossardenti diavoletti folli e le virenti erbette fini.
Il fuoco lento infine alle terrine porose demmo,
e il canto alle marine spiagge che vider navi anche col rostro,
nessun brodetto mai eguaglia il nostro!
(G. D’Annunzio)


Cristoforo Colombo lo avrà anche portato in Europa di ritorno dalla seconda spedizione nelle Americhe, ma, scusate se è poco, il Vate lo ha reso ingrediente indispensabile di un brodetto di pesce immortalato in un'ode!
Reperti archeologici testimoniano che il peperoncino piccante era conosciuto  già nel 5.500 A.C. dagli abitanti dell'odierno Messico. Come ogni cosa nuova, inizialmente non godeva di buona fama tanto da essere coltivato esclusivamente a scopo ornamentale. Inizialmente coltivati nei monasteri, dalla Spagna si diffusero in tutta Europa grazie anche alla capacità della pianta di adattarsi a tutti i tipi di clima e di terreno.
Il suo consumo è diffuso soprattutto nelle Regioni calde data la sua capacità di conservare gli alimenti considerato che non esistevano ancora locali frigorifero! Naturalmente ha anche molte proprietà benefiche come, ad esempio, le vitamine C, A, K2, Capsaicina (che riduce i livelli di insulina nel sangue)

Da noi in Abruzzo lo si usa in mille modi diversi, uno su tutti "l'olio Santo" e, il nome, è tutto in programma! 
Quando si prepara l'orto per le sementi "Ji diavulitti" non devono mai mancare. 
Io ci ho provato a fare la marmellata. Lo so sembra un ossimoro, però il risultato è stato sorprendente. Se volete provare anche voi avete bisogno di:
100gr di peperoncini rossi piccanti, 400gr di peperoni rossi dolci, un bicchiere di vino rosso (io ho usato il Lamata di Vigna di More), 300gr di zucchero, un paio di guanti.

  
Indossando i guanti mondare i peperoncini e i peperoni eliminando i semi e i filamenti, spezzettarli e mettere in una pentola antiaderente insieme allo zucchero,


Aggiungere il bicchiere di vino e mettere sul fuoco a fiamma moderata, portare a ebollizione, abbassare la fiamma e lasciare bollire per un'ora. Con l'aiuto di un passaverdura ridurre in purea la polpa, rimetterla sul fuoco e far bollire ancora 30 minuti. Invasare ancora calda sì da far formare il sottovuoto a vasetti.


Ottima per accompagnare formaggi molli come ricotta, stracchino, burrate, oppure stagionati come i vari tipi di pecorino di cui la nostra Regione abbonda.




Anche gli arrosti di maiale non disdegnano il suo sapore agrodolce per non parlare delle torte al cacao amaro...ma questa è un'altra storia che vi racconterò più avanti.
...e per smorzare il piccante al palato provate con un cucchiaino di yogurt bianco o panna acida, fanno miracoli.
Tenetemi aggiornata sulle vostre prove.

E...state in Abruzzo knitting kal

  Anche se il clima dimostra il contrario è primavera e, accantonata la lana per un po',  la voglia di sferruzzare fili più "legger...