Laboratorio: parola che abbiamo ereditato dal latino medievale “laboratorium” derivato a sua volta da “Laborare” ovvero lavorare. Secondo la definizione da vocabolario il laboratorio è un edificio o un locale attrezzato e dedicato allo studio di un determinato argomento, non necessariamente scientifico.
Dalla definizione a quello che oggi è diventato il laboratorio si attraversano sfumature di senso apparentemente diverse tra loro. Pensiamo ad esempio all’idea di laboratorio per un artigiano: è quel luogo di lavoro, pieno di attrezzi del mestiere dove realizza i suoi manufatti, e prima ancora, è quel luogo dove crea e sperimenta materiali. Un laboratorio tuttavia può essere anche didattico, un posto cioè dove creare esperienze formative attraverso una partecipazione attiva su temi che possono essere anche apparentemente diversi tra loro come parlare di arte o scomporre un testo per esempio.
Il fulcro intorno al quale ruotano le attività di un laboratorio didattico è “Il fare”, l’obiettivo dell’educatore è quello di dare i mezzi per una sperimentazione che deve essere libera e che consenta di capire i vari passaggi sì da arrivare al concetto. La magia è questa, si impara facendo, sporcandosi le mani e mettendosi in gioco.
Le attività in un laboratorio didattico si rifanno alle idee dei movimenti riformistici dell’insegnamento in particolare al principio del “learning by doing” di John Deweys, ai materiali di lavoro aperto di Maria Montessori, una sorta di esperienza-simbolo-concetto.
In base a questa metodologia il laboratorio didattico si adatta particolarmente bene all’insegnamento aperto e alle forme didattiche centrate sulla persona. Nell’insegnamento sotto forma di laboratorio ai partecipanti è consentito di apprendere in modo: casuale non dovendo affrontare contenuti rigidi, individuale perché si ha modo si rispettare il tempo di ognuno, rispettoso dello stile cognitivo di ognuno, cooperativo sviluppando il senso della condivisione di idee e materiali, creativo perché vengono sollecitate la fantasia, l’immaginazione, le scoperte, le invenzioni, le emozioni.
Perché parlare di laboratori didattici in questa domenica autunnale? Perché con l’inizio dell’anno scolastico si hanno molte richieste di questo tipo di educazione esperienziale, tuttavia non gli si attribuisce il giusto peso sia nei confronti degli educatori, erroneamente considerati una sorta di volontari che per sola passione mettono in campo il loro sapere, che dei partecipanti, grandi o piccoli che siano, riducendo con la parola “lavoretto” l’oggetto creato con passione e divertimento.
“Per insegnare bisogna emozionare. Molti però pensano ancora che se ti diverti non impari.” (Maria Montessori)
Questo articolo è stato pubblicato nella mia rubrica settimanale sul quotidiano d'Abruzo "Il Centro" "Le vie della Lana" domenica 13 ottobre 2019