“Aquila era una bella città.
D’estate la notte faceva fresco e la primavera degli Abruzzi era la più bella
d’Italia. Ma quel che era bello era l’autunno per andare a caccia nei boschi di
castagni”. (Addio alle armi di Hernest Hemingway)
Oggi concedo una pausa a nonno
Paris e nonna Diomira e parlo della mia città perché ogni tanto ha bisogno di
essere coccolata. In tutti questi anni l’abbiamo talmente data per scontata che
non ci siamo accorti della sua bellezza fino a quando si è sgretolata (nel
senso letterale della parola) davanti ai nostri occhi.
Troppo presi ad andare oltre che
abbiamo perso il profumo del pane appena sfornato del forno in Piazza Duomo;
l’aroma del caffè di prima mattina che usciva dai bar lungo il corso; i profumi
“di cucinato” dei vicoletti del centro storico; i rintocchi degli orologi della
Chiesa di San Massimo; il chiassoso vociare dei bambini alla Villa Comunale; “lo
struscio” sotto i portici; gli acquisti natalizi in giro per negozi intirizziti dal freddo dicembrino; i burattini
dei Fratelli Ferraiolo che, cascasse il mondo, ogni anno a settembre si
mettevano in piazza e ci regalavano sorrisi con le disavventure di
Pulcinella…..
Naturalmente questi sono i miei
di ricordi (quelli di una mia precedente vita) perché i nostri ragazzi neanche
sanno di che cosa sto parlando, ma, per fortuna, loro se ne stanno costruendo
altri sì da restituire nuova vita alla loro di città!
Che cosa c’entrano con “Le vie
della lana” le mie parole di oggi? In qualche modo la lana ha sempre a che fare
con L’Aquila visto che tutti i palazzi nobiliari che la compongono, le Piazze,
le Chiese, sono il frutto dell’economia pastorale che ebbe nel Medio Evo la
massima espressione. E’ grazie alle vie della lana che si scambiavano merci, ma
anche culture; posizionata proprio al centro Dell’Italia, diventò meta di
viaggi per poeti, pittori, scrittori, esploratori, sovrani da tutta Europa. I suoi abitanti la
difesero con tutte le loro forze e non si sono mai arresi né alle invasioni, né
alle pestilenze, tanto meno agli eventi sismici perché, in fondo erano pastori
dentro e i pastori non si arrendono mai. Scriverà Buccio da Ranallo “Si
racconterà dell’Aquila, magnifica città e di quelli che la fecero con gran
sagacità. Per non essere sottomessi cercaron la libertà e non vollero signar se
non la maestà”
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