È tante ‘bbone
stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè, c’avesse messe a su gran
forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce… e
che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce…”. Gabriele D' Annunzio
Sono abbastanza
antica per dire che il Natale della mia infanzia è profumato di mandorle
tostate, cioccolata calda e resina di abete, colorato da palline di vetro e
animato da pastorelli modellati con il Das.
Poi, non si capisce bene per quale
motivo, tutto incomincia a correre e pian piano i ricordi vanno a rintanarsi lontano dal cuore
e ci lasciamo travolgere dal tempo che passa.
Questa è la settimana di Natale
e, come buon proposito, apriamogli la porta e facciamoli entrare di nuovo nelle
nostre giornate e, se proprio non sapete da che parte incominciare, vi aiuto io
con un pezzettino dei miei!
Come avrete capito
dai miei precedenti articoli (chi mi segue sa di cosa sto parlando), a casa mia
i giorni precedenti il Natale erano dedicati a impasticciare dolcetti di ogni
genere; tra tutti c’era anche il Parrozzo.
La sua origine risale ai primi anni
’20 del secolo scorso, quando un pasticcere pescarese, tale Luigi D’Amico,
ispirandosi al “pane rozzo” fatto con farina di mais, decise di apportarne
alcune modifiche e farlo diventare dolce; Gabriele D’Annunzio ebbe il
privilegio di assaggiarlo per primo e ne fu talmente estasiato che gli dedicò
un madrigale!
Se volete provare a farlo ecco quello di cui avete bisogno: 150
gr di semolino (o farina di mais), 150 gr di burro, 200 gr di zucchero, 5 uova,
scorza grattugiata di un limone, 150 gr di mandorle spellate e tostate di cui 10
amare, 200 gr di cioccolato fondente per la glassa. Mescolate gli ingredienti
aggiungendo le mandorle tritate finemente e colate l’impasto così ottenuto in
una teglia semisferica, infornate a 170° per 90 minuti circa. Sfornato e
raffreddato ricopritelo con il cioccolato fondente precedentemente sciolto in
un tegame con una noce di burro.
Da gustare accompagnato da una calda tisana
alla mandorla versata in una tazza “mug” e, per farla rimanere calda a lungo,
potete isolare la tazza con un rettangolo di lana realizzato all’uncinetto
avviando 10 catenelle con una rimanenza di filo e lavorare a mezzo punto alto
in giri di andata e ritorno fino a raggiungerne la circonferenza; all’ultimo
giro, per l’occhiello, lavorare 3 mezzi
punti alti, 4 catenelle, saltare 4 punti e terminare con 3 mezzi punti alti,
chiudere il lavoro; cucire un bottone all’altra estremità.
E ora che abbiamo
soddisfatto la nostra golosità e la nostra anima e i ricordi hanno incominciato
a riemergere, non mi rimane che augurarvi un Natale da portare nel cuore per
poterlo raccontare.
Buon Natale a tutti.
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