E' passato un po' di tempo dal mio ultimo post, chiedo scusa ai miei lettori.
Non c'è un motivo particolare. Ci sono alcune stagioni che rivoluzionano ogni tipo di routine e l'estate è la più ribelle. In ogni caso eccomi qui, di nuovo.
Avremmo voluto incominciare il mese di settembre in un altro modo; nel solito modo. Avremmo voluto continuare a preoccuparci dei bambini che rientrano a scuola, del colore dei grembiulini, delle attività lavorative incastrate con la casa, la famiglia, gli affetti. Avremmo voluto programmarci i primi fine settimana autunnali per godere dei colori che questo periodo dispensa generosamente, magari dedicare le mattine alle passeggiate nel parco o semplicemente alla lettura di un libro in tutto relax.
Non ci è stato possibile. A tutto l’orrore da cui cerchiamo disperatamente di fuggire, si aggiungono altre paure e la grande muraglia che abbiamo costruito per proteggerci dai pensieri cattivi si è dissolta come nebbia al sole lasciandoci indifesi.
Khalil Gibran, il profeta, ha detto: “La vita non è una questione di sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia” e i nostri antenati lo sapevano bene; qualunque cosa succedesse erano sempre pronti a rimboccarsi le maniche e affrontare le giornate; a problemi reali soluzioni reali, può sembrare spietato, ma è così perché l’uomo fa parte del grande disegno della Natura e andare avanti fa parte della sopravvivenza della specie. Basta ascoltare i racconti dei nostri nonni per rendercene conto: quante guerre, crisi, migrazioni, eventi naturali hanno dovuto sopperire, eppure noi siamo qua, sono andati avanti e hanno cercato di fare il possibile e l’impossibile per lasciarci un mondo migliore del loro. Hanno continuato a studiare, a inventare, a creare, a camminare, come i pastori che mai si arrendevano alle intemperie o agli attacchi dei lupi. Con più peso alle spalle, ma hanno continuato lasciandoci un grande compito: non migliorìe, ma miglioramento. Teniamole bene in mente queste due parole perché un giorno saranno l’eredità i nostri figli.
Nel mio piccolo cosa posso fare per alleggerirvi questa giornata? Quello che mi riesce meglio: parlare di fili. Lo faccio con un velo di tristezza, ma è il mio modo per andare avanti. Per allontanare, almeno per un po’, i brutti pensieri, le ansie e le paure, ho ripreso l’uncinetto in mano questi giorni con poche gugliate di filo e ho incominciato a intrecciare, fino a realizzare una presina a forma di pecorella. Se avete voglia di provare ecco come ho fatto: ho avviato 20 catenelle e ho lavorato 9 righe a punto alto; è venuto fuori un rettangolo che ho rifinito con un giro di punto gambero; ho piegato in due il rettangolo nel senso della larghezza e ad una delle estremità superiori nella piegatura, per la testa, ho ripreso 5 maglie e le ho lavorate in tondo a punto basso aumentando nel corso del primo giro ulteriori 5 maglie, ho proseguito per 7 giri, quindi ho imbottito il cilindro ottenuto con un po’ di ovatta e chiuso tutte le maglie; all’altezza del secondo giro dall’inizio della testa, al lato destro, per l’orecchio, ho agganciato l’uncinetto e avviato 8 catenelle e sono tornata indietro eseguendo un punto alto ogni catenella, ho fatto la stessa cosa per l’orecchio sinistro; per la coda all’altra estremità superiore ho agganciato l’uncinetto e avviato 6 catenelle e sono tornata indietro con un punto alto ogni catenella. Con un po’ di filo nero ho ricamato gli occhi e con quello rosa il musetto, al centro a punto asola ho finito facendo l’occhiello.
http://www.radiolaquila1.it/varie/item/21032-campi-di-mais-danziamo-nella-pioggia
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