“Fammi
giocare solo per gioco/senza nient’altro, solo per poco/senza capire, senza
imparare/senza bisogno di socializzare/solo un bambino con altri bambini/senza
gli adulti sempre vicini/senza un progetto, senza un giudizio/ con una fine, ma
senza l’inizio/con una coda, ma senza la
testa/solo per finta, solo per festa/solo per fiamma che brucia nel fioco/fammi
giocare per gioco”. (Bruno Tognolin)
I
bambini, dopo l’avventura notturna della notte di San Giovanni, avevano
strappato a nonno Paris la
promessa di portarli a campeggiare nel bosco insieme ad alcuni loro
amici e dormire in tenda almeno una notte e nonno Paris, dal canto suo, non
vedeva l’ora di far prendere aria alla sua vecchia tenda; magari le sue ossa un
po’ meno, ma questo era un altro discorso!
Zaini
in spalla, cannocchiali e macchinette fotografiche, iniziano a risalire il
sentiero che li porterà alla sorgente del ruscello che scendeva in paese. In un
momento si ritrovano a camminare tra larici e abeti, rovi di lamponi e,
nascoste tra l’erba, fragoline di bosco; ogni tanto si udiva lo strisciare
delle lucertole e, da lontano, il verso di un falco a caccia di prede. Il bosco
si fa sempre più rado fino a scomparire del tutto e, l’allegra compagnia, si
ritrova in mezzo a una variopinta distesa erbosa; si fermano un attimo per
riprendere fiato e magari addentare un pezzo di cioccolata e bere un po’
d’acqua. Si guardano intorno con il cannocchiale e non fanno che pensare alla
bellezza assoluta del paesaggio che li circonda: le rocce della montagna si stagliano
orgogliose e fiere nel cielo segnandone l’orizzonte, chissà quante storie hanno
da raccontare, si domandano i bambini, come quelle che sa il nonno o anche di
più.
Ecco,
dice il nonno, che nel frattempo aveva aperto la cartina dei sentieri, siamo quasi
arrivati, dietro quelle rocce c’è un piccolo rifugio dei pastori e anche la
nostra sorgente, questa notte ci accamperemo lì. Neanche aveva finito di
rimettere a posto le borracce che i bambini già stavano allungando il passo,
non vedevano l’ora di arrivare. Nonno, ma questa gita è meglio di tutti i
giochi che abbiamo fatto fino ad ora, non pensavamo che in montagna ci si
potesse divertire così tanto: senza un gioco gonfiabile, una piscina, una pista
di macchinette da corsa! Beh, risponde nonno Paris, con un po’ di fantasia
questo è il più grande parco giochi del mondo e anche il più originale perché
ognuno di noi lo interpreta in un modo personale, inventando giochi sempre
diversi e costruendo storie avventurose.
Arrivati
a destinazione si misero subito a montare la tenda e anche questo risultò
essere un gioco bellissimo; c’era chi raccoglieva legna per il fuoco e chi
intrecciava rami per farne un tavolo (è incredibile come l’intreccio dei fili
che avevano imparato da nonna Diomira, si rendeva utile anche con il legno!),
chi iniziava a cucinare. Mentre si preparavano per mangiare li raggiunse il suono
di mille passi di animali: erano le pecore che, dopo il pascolo, si riunivano
allo stazzo per passare la notte e successe una cosa che mai avrebbero pensato:
iniziarono a chiacchierare con i pastori e finirono per aiutarli a mungere.
Alla sera finirono tutti intorno al fuoco a mangiare formaggio arrosto e
raccontarsi storie. I bambini non smettevano mai di parlare e ridere e
pensavano che non si erano mai divertiti tanto fino ad ora. Non servono i
parchi giochi organizzati e artificiali quando si ha tutta la natura intorno a
disposizione. Ha ragione il nonno quando dice che dobbiamo proteggere il mondo
in cui viviamo; solo così possiamo giocarci quando vogliamo e come vogliamo.
Questa lezione si impara solamente passandoci attraverso!
Nessun commento:
Posta un commento