venerdì 23 ottobre 2015

Il posto dei ricordi




 



Ho sempre sentito dire che il cuore è il posto dove si nascondono le emozioni e il cervello è la parte più razionale di noi, quella che ci fa stare con i piedi piantati per terra. Beh! Io dissento da tutto questo, penso che il cervello sia una macchina ancora più ingegnosa, che faccia finta di essere razionale in realtà è lui che tiene sotto scacco il nostro cuore e ne ho avuto l'ennesima prova poche sere fa quando una mia amica mi ha regalato una cassetta di melecotogne (grazie Gabriella!!! :) ). Appena le ho prese in mano l'odore che emanavano mi ha fatto salire un brivido lungo la schiena che mi ha catapultato indietro nel tempo fino a quando ero bambina. Mi sono ritrovata alla cucina rustica della casa di mia nonna e la vedevo rimestare la polpa delle melecotogne nel paiolo di rame sopra la stufa a legna mentre io preparavo le formine dove sarebbe stata versata, sì perché mia nonna faceva una marmellata "solida" di quella che si taglia a fette e si mangia con il formaggio pecorino o con la ricotta, o sul pane tostato con il burro... C'è stato un momento che ho pensato, sorridendo,  alle "petite Madelaine" di Proust, e ai suoi 7 (dico sette) volumi di saggio per andare alla Ricerca del suo tempo perduto.
Lasciamo che Proust si rigiri tranquillamente nella tomba dopo il mio indegno paragone e torniamo a noi... Come farmi sfuggire un'occasione così? Tante melecotogne tutte mie! Il giorno dopo stavo all'opera cercando di ritrovare nella mia memoria uno straccio di ricetta per ricreare quella magia...e questa mattina abbiamo "colazionato" con la mia marmellata solida di melecotogne (che poi ho saputo che al resto del mondo è conosciuta anche come Membrillo...)! 
Se volete provare a farla, io l'ho fatta così: ho preso una decina di melecotogne, le ho lavate e le ho messe in una pentola sul fuoco, le ho portate a ebollizione e le ho lasciate cuocere per 30 minuti; le ho scolate, tagliate a pezzi, passate con un passaverdura (questa è la parte più noiosa oltre che faticosa...), ho pesato la polpa, l'ho rimessa nella pentola e ho aggiunto una pari quantità di zucchero e un bicchierino di brandy


...l'ho lasciata cuocere per altri 30 minuti affinché si sciogliesse bene lo zucchero e l'ho frullata con il pimer per renderla  più cremosa; nel frattempo ho messo la carta forno a degli stampi da plum cake e ci ho versato la polpa dentro; ho messo gli stampi in un luogo fresco e, prima di andare a dormire, li ho messi in frigo. Questa mattina si presentava così:

  
Che dire: deliziosa!
Grazie cervello per avermi fatto tornare indietro nel tempo, avevo proprio bisogno di una coccola!!!




P.S.: tornando alle "petite Madelaine", per inciso, anche a me ricordano l'infanzia; io le chiamavo barchette!







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